G u g l i e l m o

Fin dai suoi albori la storia dell’aviazione è andata di pari passo con quella dei conflitti bellici, soprattutto sul continente europeo, per quanto, infatti, venga facile vedere nei primi decenni del ventesimo secolo la nascita di un conflitto anche tra i cieli, ciò non sarebbe corretto al cento per cento.
Fin da tempi più antichi la mongolfiera era utilizzata con fini di ricognizione dello schieramento e territorio avversario, seppur non con il fine attivo di danneggiare il nemico, tentativi in tal senso sarebbero probabilmente finiti come il duello in mongolfiera avvenuto tra due nobiluomini francesi nel 1808.
Va tuttavia riconosciuto che il grande successo dell'aeronautica militare si colloca a partire dal ventesimo secolo fino ai nostri tempi. Durante la Prima Guerra Mondiale gli aerei vennero inizialmente utilizzati sempre con funzione di ricognizione ma con l’invenzione degli aerei caccia e dei bombardieri il conflitto si spostò effettivamente in cielo.
A partire dalla Guerra Civile Spagnola le maggiori potenze europee utilizzarono il cielo come campo su cui affrontarsi e fare a braccio di ferro non tanto con la forza dei soldati ma piuttosto con quella delle industrie.
Triste risvolto di questo conflitto nei cieli fu lo sviluppo sempre più massiccio di aerei bombardieri come il B-17 o il Lancaster con lo scopo di radere al suolo intere città e di demoralizzare il nemico. Esempio più sconfortante di ciò è il bombardamento del Laos a opera degli USA, che sganciarono oltre 270 milioni di bombe a grappolo su un territorio di appena tre milioni di abitanti. Ad oggi il conflitto aereo si è evoluto ancora, la guerra in Ucraina ci mostra un conflitto combattuto da missili, anti-aerea e droni.
Questi cambiamenti ci mostrano una duplice faccia della guerra, il suo continuo inseguire il progresso in ambito tecnologico, non a caso l’energia nucleare venne per la prima volta trattata con massima dedizione durante la seconda guerra mondiale, una ricerca che tuttavia non sempre giova alla terra e che anzi spesso causa distruzione.
Tra progresso e distruzione, qui sì colloca la guerra, dovrebbe quindi sorgere un dubbio, perché non si può progredire senza aver per forza la necessità di usare queste nuove tecnologie per opprimere gli altri? La risposta si trova nella cupidigia di chi può influenzare scelte in questo senso, ed è per questo che sarebbe giusto spingere singolarmente perché più investimenti vengano dedicati a scienze più disinteressate, specialmente in un paese come l’Italia in cui i soldi per la ricerca sono veramente pochi.